3 dicembre 2012

L'Amour di Haneke continua a trionfare nei concorsi europei

La cerimonia finale degli European Film Awards 2012, soprannominati anche gli "Oscar europei", si è tenuta quest'anno a Malta, sabato 1 dicembre. A trionfare è stato Amour di Michael Haneke. 

Già reduce dalla vittoria al 65° Festival di Cannes in cui si è aggiudicato la Palma d'Oro, il film era uscito nelle sale italiane il 25 ottobre con un discreto successo nonostante l'esiguità di sale cinematografiche in cui è stato proiettato.

In occasione di questo ennesimo riconoscimento europeo, ripropongo la mia recensione già pubblicata sul sito della testata Ghigliottina, il 29 ottobre.




Il regista Michael Haneke riporta sul grande schermo due grandissime figure del cinema francese, Jean-Louis Trintignant ed Emmanuelle Riva rispettivamente nel ruolo di Georges ed Anne, due anziani insegnanti di musica in pensione.

Anne viene colpita da un ictus, rimanendo paralizzata e di conseguenza completamente dipendente dal marito, il quale si assume il difficile compito di prendersi cura di lei, in nome del grande amore che li unisce da tutta la vita.

Il film mette in scena l’amore, il modo di viverlo nelle diverse età della vita, la sua trasformazione nel tempo, la sua resistenza o meno agli ostacoli che si incontrano.  In questo caso i due protagonisti sono in età avanzata e vengono messi a dura prova da un evento tragico, che fa affiorare interamente la duplice faccia della stessa medaglia: l’amore e il dolore.

Il dolore di un uomo che vede la propria compagna di vita deperire giorno dopo giorno, vivendo insieme a lei la malattia senza però poter fare nient’altro che continuare a starle vicino, amandola e soffrendo con lei, in una situazione che mina l’anima nel profondo.

A trainare il film, la grande prova recitativa di Trintignant che dopo quasi dieci anni di assenza dai set a seguito della tragica morte della figlia Marie, torna al cinema in quella che si rivela forse una delle sue migliori interpretazioni, un ruolo intenso in cui lo stesso attore sente di riconoscersi appieno per la prima volta.

Un protagonista che fa trasparire tutta la sofferenza nell’amore e viceversa, in questo connubio emotivo potente e coinvolgente, in un film che punta maggiormente sulle sensazioni, rispetto al linguaggio cinematografico vero e proprio.

Ad affiancare i due attori principali, nel ruolo della figlia musicista Eva c’è Isabelle Huppert, qui alla sua terza collaborazione con Haneke dopo La pianista, pluripremiato al Festival di Cannes 2001 e Il tempo dei lupi (2003), presentato sempre a Cannes ma fuori concorso.

Il legame a doppio filo che unisce Haneke a questo festival è divenuto ormai da diversi anni piuttosto stretto e fruttuoso. A partire dal suo debutto cinematografico con Il settimo continente (1989) presentato alla 42ª edizione, passando per i film sopracitati, fino alle sue ultime opere come Niente da nascondere (2005) con cui ha vinto il premio per la miglior regia e Il nastro bianco con cui si è aggiudicato la sua prima Palma d’Oro nel 2009.

Amour è stato un successo di pubblico e di critica che ha messo tutti d’accordo, confermando una predizione che dava il film vincitore già dai primi giorni della kermesse francese. Una storia straziante, descritta con delicatezza da un Haneke spesso tacciato di freddezza nei suoi film, che qui non perde la propria fermezza ma riesce allo stesso tempo a far uscire fuori sensazioni e sentimenti forti e toccanti.